Chiesa di San Osvaldo (Avausa)

Salendo un’armoniosa scalinata in tufo si giunge alla chiesa di Avausa composta da aula rettangolare con arco trionfale a sesto acuto e presbiterio a pianta quadrata con soffitto a costoni. Venne costruita dalle due ville unite di Avausa e Prico nel 1580 circa. Al suo interno c’è un solo altare con un trittico di Giovanni Antonio Martini, con statue raffiguranti la SS. Trinità e i SS. Osvaldo e Vincenzo, attribuiti alla mano di A. G. Agostini. Alla sinistra dell’altare si trova un tabernacolo a muro per la custodia del S.S. Specie. Il campanile, staccato dalla chiesa, è stato eretto nel 1866 con pianta quadrata e cuspide a piramide.

Chiesa di San Leonardo (Osais)

La chiesa di San Leonardo ad Osais può essere considerata un vero e proprio gioiello. Costruita nel 1391, venne consacrata solamente nel 1497. Gli affreschi, opera del Fuluto, che ornano il soffitto, raffigurano l’Annunciazione, il Padre Eterno, e vari dotti della chiesa, mentre le pareti sono dedicate alla vita di San Leonardo. Pregevoli i due altari laterali. Quello di San Valentino conserva l’ancona seicentesca di Giovanni Antonio Agostini, mentre quello di San Leonardo, a sei scomparti, contiene l’ancona lignea di Antonio Tironi da Bergamo. La chiesa venne rifatta ed ampliata nella seconda metà del XVIII secolo e consacrata nel 1790 e l’antico coro ridotto a sacrestia. L’edificio presenta, per dimensioni e proporzioni, somiglianze con la chiesa di Pieria. Il portale d’ingresso riquadrato da una cornice aggettante è sovrastato da una finestra rettangolare.

La facciata, inoltre, è abbellita da tre piccole aperture di stile gotico e da un motivo a dentelli che corre lungo gli spioventi. Il campanile è accostato alla parete nord, presenta uno zoccolo quadrato in pietra con un accesso ad arco a tutto sesto e la copertura a cipolla.

Chiesa di San Antonio di Padova (Pieria)

La chiesa risale al 1690 e sorge nel punto nodale dell’antico sviluppo urbano della frazione di Pieria. Pur non disponendo di fonti storiche documentate e interpretando le strutture in “tof” affioranti sul lato destro della parete fronteggiando la strada si può ritenere che la chiesetta originaria presentasse un tipico portico con ingresso da sud. Nel 1737 venne ampliato il coro e vi fu aggiunta la sacrestia. Scrive don Antonio Roia che nel 1764 si deliberò di rifarla e l’attuale innalzata nel 1783 arieggia a quelle edificate dagli Schiavi di Tolmezzo. La riedificazione, probabilmente ne mutò l’orientamento portando l’ingresso a ovest. L’edificio è di notevoli proporzioni con copertura a padiglione, presenta una semplice facciata caratterizzata da un portale riquadrato da una cornice aggettante e da una finestra rettangolare, motivo a dentelli lungo gli spioventi della facciata.

Ha tre altari:

  • Altare Maggiore con le statue di san Antonio in una nicchia e San Lorenzo e San Fermo sui due pilastri laterali opera di Andrea Mattia detto “caretton” di Sutrio;
  • Altare dedicato a San Francesco d’Assisi (legno intagliato e dipinto di autore friulano ignoto) fatto eseguire da Mattia Leonardo Federico Giorgessi di Prato. La pala raffigurante San Francesco d’Assisi è un olio su tela in discreto stato di conservazione opera di Cherubini Giuseppe nel 1822;
  • Altare della Beata Vergine (seconda metà del secolo XVII in legno intagliato dorato e dipinto proveniente dalla bottega dei Comuzzo in discreto stato di conservazione). La pala, raffigurante San Antonio, la Madonna del Rosario, San Lorenzo e le anime purganti, è databile al XVII-XVIII secolo. Essa è opera di pittore friulano ignoto.

La volta sovrastante l’altare maggiore è affrescata (XVIII-IXX secolo) da autore ignoto con la raffigurazione della SS. Trinità ed è in mediocre stato di conservazione. Il soffitto della navata centrale ospita un olio su tela di grande dimensione. Vi è raffigurata l’Assunzione della Beata Vergine.

La costruzione del Campanile risale al 1869 come si legge sulla lapide all’ingresso “Pieria eresse 1869” è stato restaurato e consolidato nel 1990.

Chiesa di San Pietro (Pradumbli)

La chiesetta risale al 1859 ed è costituita da un’aula rettangolare distinta esternamente dal presbiterio con una semplice lesena in tufo. Dello stesso materiale sono gli spigoli della facciata. Il portale d’accesso è rettangolare. La campana è montata in un piccolo campanile ubicato sul colmo del tetto costituito da un’armatura di travicelli.

Chiesa di SS. Filippo e Giacomo

E’ ricordata per la prima volta nel 1348. Gian Francesco da Tolmezzo vi eseguì dei dipinti nel 1505 e Antonio Tironi nel 1516 vi collocò la pala di San Giacomo che rimase frantumata. In seguito al terremoto del 1700 per demolire il campanile pericolante sbagliarono i calcoli e la torre piombò sulla chiesa riducendola in un cumulo di macerie. Il 5 aprile 1861 si pose la prima pietra per l’erezione dell’attuale edificio progettato da Girolamo D’Aronco. Ha tre altari: il maggiore in marmo policromo con le statue dei santi Filippo e Giacomo, l’altare della Beata Vergine ospita due statue provenienti da un vecchio altare restaurato, l’altare di San Giuseppe in legno e gesso dipinto. Un mosaico del 1975, di Giuseppe Cancan, abbellisce la facciata della chiesa.

Campanile Pendente di Prato

Il caratteristico campanile pendente di Prato accoglie il visitatore che percorre la Val Pesarina. Il suo stato è dovuto al filone di gesso instabile su cui poggia. Dagli antichi documenti emerge che dovrebbe essere coevo all’antica parrocchiale demolita nel 1859 che sorgeva vicino al vecchio cimitero. Il campanile è stato danneggiato con il terremoto del 28 luglio 1700 che rese necessari notevoli lavori di restauro.

Chiesa Parrocchiale di San Canciano Martire (Prato)

I lavori per l’erezione di questo edificio iniziarono il 5 maggio del 1858 e già nel 1860 la chiesa si aprì al pubblico anche se i lavori non erano completamente ultimati. Al suo interno fa bella mostra un esempio di flugelaltar opera dello scultore altoatesino Michele Parth. L’altare a sportelli, di derivazione gotica, contiene al centro le immagini dei santi aquileiesi Canzio, Canciano e Canzianilla. All’interno delle portele sono raffigurati i Santi Pietro e Paolo. La predella custodisce la natività. All’interno della parrocchiale si può osservare l’altare maggiore in stile barocco acquistato nel 1790 dalla parrocchia di Ampezzo, l’altare dedicato alla Madonna del Rosario dello scultore cadorino Eugenio Manzani e l’ancona lignea attribuita a Simone di Paolo.

Chiesa di Santa Maria di Caravaggio (Prico)

L’attuale cappella è stata riedificata nel 1933 a seguito della demolizione dell’edificio precedente datato al 1840. Degna di nota la pala collocata sopra l’altare raffigurante la Madonna di Caravaggio ed Elisabetta opera di Arrigo Poz.

Chiesa di San Gottardo (Sostasio)

In località Quel, nel 1430, sorse la chiesa di San Gottardo, riedificata nel 1611 in stile gotico con aula rettangolare e presbiterio poligonale centinato separati da un arco trionfale ogivale. L’altare maggiore, in stile barocco, porta l’effige della Madonna del Rosario attribuita all’artista Eugenio Manzani di Pieve di Cadore (XVII sec.), quello di San Gottardo, titolare della chiese, a Sebastiano Martini (1547-1573), rimaneggiato nel 1736 da Eugenio Mangani. Interessante anche l’altarolo del 1600 con una recente statua di San Luigi che ha sostituito quella di San Gottardo andata perduta. Il piccolo campanile, a pianta quadrata è ubicato al di sopra della facciata principale in asse con il portale di ingresso.

Chiesa di San Lugano (Truia)

La chiesetta di Truia venne edificata nel 1685. E’ un edificio di modeste proporzioni orientato verso sud-ovest con copertura a doppia falda. Il campanile a pianta quadrata con cuspide piramidale si eleva alla sinistra del portone d’ingresso. La chiesetta conserva l’altare di San Lugano in legno intagliato e dipinto uscito dalla bottega di Girolamo Comuzzo.

Curiosità suscita il patrono di Truia, S. Lugano Vescovo, raffigurato accanto ad un orso, che appare anche sul gonfalone di una confraternita un tempo a lui dedicata. Probabilmente si tratta di un santo vescovo bavarese la cui fama di santità è giunta qui più o meno mille anni fa.